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Le parole del titolo sono di Francesca, una giovane donna vissuta nella sofferenza mentale e morta suicida a 31 anni dopo una vita spesa per combattere anche per la più innocente delle cose, come una famiglia serena e il diritto di tenere con sé la propria figlia. Nel diario, nelle poesie candide, nei piccoli racconti e nelle filastrocche raccolte in questo libro Francesca rivela i propri stati d'animo gioiosi e cupi, si sforza di scavare nel rapporto con i familiari e nei motivi della sua condizione, comunica la volontà incessante di sentirsi amata e il suo sentirsi sempre inadeguata, il dolore di sentirsi emarginata e sola per lo stigma della malattia mentale, pesante più di un macigno legato al collo. Non un brandello di odio nelle sue parole, nessun rammarico. Ma fino all'ultimo la convinzione che la vita è un miracolo e solo l'amore salva, solo la volontà di spenderci per gli altri, di saperli ascoltare, di stringerli in un abbraccio che non finisce mai riconoscendo nel loro volto il volto di quel Padre tanto cercato. All'inizio del volume un ricordo di Francesca scritto da Andria Meda, la persona che le è stata vicina più di ogni altra e che ne ha custodito gli scritti.
